I limiti del Reiki di Usui: il Seishin Ryoho e il contributo di Hayashi

Federico ScottiRisorse ReikiLascia un commento

Reiki Usui Seishin Ryoho

L’espressione Seishin Ryoho attualmente in giapponese significa psicoterapia, o trattamento psicoterapeutico.
Nei primi anni del ‘900, invece, stava ad indicare l’insieme di  tecniche orientate alla guarigione spirituale. Soprattutto negli anni ’20 del ‘900 in Giappone c’è una vera propria proliferazione dei Seishin Ryoho: la crisi delle religioni e l’assenza di certezze per il futuro nella società giapponese subito dopo il periodo “illuminato” della restaurazione dell’Imperatore Meiji, rende il Seishin Ryoho una risposta laica efficace alla ricerca della felicità del popolo del Sol Levante. 

Seishin Ryoho potrebbe essere tradotto come metodo spirituale oppure come metodo terapeutico spirituale. Usui Reiki Ryoho (Metodo Reiki di Usui) è identificabile quindi come Seishin Ryoho, in quanto ha l’obiettivo di ripristinare l’armonia del sistema mente e corpo attraverso una terapia energetica strettamente e imprescindibilmente collegata ad un percorso di crescita personale. L’obiettivo del metodo di Usui è dunque la Felicità della Pace Interiore.

A quanto sappiamo ad oggi, il metodo di Usui era estremamente semplice da un punto di vista tecnico, ma proprio questa estrema semplicità lo rendeva molto complesso e di difficile applicazione, soprattutto per chi non avesse avuto alle spalle un precedente cammino di crescita personale. L’efficacia infatti del metodo di Usui è strettamente collegabile alla capacità dell’individuo, attraverso le pratiche del controllo della mente, di ridurre al minimo le interferenze che depotenziano la sua risonanza con l’energia Reiki.

Più infatti il praticante ha la mente sotto controllo e riesce ad entrare in un buono stato meditativo / contemplativo, più la risonanza con l’energia Reiki è alta e più la terapia energetica risulta efficace. La risonanza con l’energia Reiki, che io definisco risonanza tecnica e che si differenzia dalla risonanza naturale ottenibile con la semplice attivazione (Reiju), è ciò che il praticante Reiki è chiamato a migliorare ed esercitare per tutta la vita.

La cosiddetta “attivazione” permette semplicemente di praticare Reiki, di iniziare un percorso di miglioramento quotidiano, ma da sola non basta.

L’attivazione ripristina semplicemente la nostra risonanza naturale con Reiki e ci riporta ad essere come tutti gli altri esseri viventi.

Tuttavia è solo l’esercizio della disciplina che rende efficace la pratica del Reiki.

In questo senso non c’è una fine del cammino nel percorso di crescita personale della disciplina del Reiki, la terapia energetica è alimentata dal lavoro che il praticante svolge quotidianamente su di sé e il cammino di crescita personale è agevolato dal miglioramento dell’equilibrio del sistema mente-corpo che la pratica terapeutica permette di ottenere. Il cammino nel Reiki dura quindi tutta la vita. 

Quando per esempio consegui il terzo livello Reiki, o diventi insegnante non sei “arrivato”. Il tuo percorso comincia lì.

Esattamente come accade per le arti marziali, le cinture precedenti alla cintura nera sono semplicemente una preparazione tecnica al cammino vero e proprio che ha inizio con la cintura nera.
Questo secondo me è un elemento importante: la tensione al miglioramento continuo che passa attraverso la dedizione alla pratica costante.
La pratica costante ci permette di migliorare, giorno dopo giorno, la nostra efficacia con Reiki. 

Tuttavia, probabilmente già ad Usui stesso apparve chiaro che una disciplina poco strutturata e che demanda la sua efficacia esclusivamente alla sensibilità del praticante e alla sua consapevolezza, non ne avrebbe agevolato da una parte la diffusione e dall’altra sarebbe stata davvero una cosa per pochi.

Sembra quindi che fu proprio Usui a suggerire al maestro Hayashi di pensare ad una disciplina un po’ più tecnica e strutturata, con lo scopo di semplificarne la pratica e agevolarne una maggiore diffusione. 

Il lavoro di Hayashi nella sua scuola Hayashi Reiki Kenkyu Kai (centro di ricerca sul Reiki di Hayashi) sembra proprio andare in questa direzione.
Siamo infatti tutti consapevoli che Reiki, agendo per risonanza, non necessiterebbe di particolari accorgimenti tecnici, quindi sarebbe sufficiente imporre le mani su un unico punto  per ottenere benefici sul piano dell’equilibrio del sistema mente corpo.

Ma questo vale SE E SOLO SE la nostra risonanza con Reiki è così alta da ESSERE noi stessi Reiki!
Questa risonanza si ottiene con un enorme lavoro di crescita personale alle spalle che ci permette di annullare qualsiasi tipo di interferenza della mente, conscia e inconscia.

Ma nel frattempo come possiamo fare? In questo senso la disciplina di Reiki sarebbe praticabile con efficacia solo da poche persone, che hanno passato una vita a lavorare su loro stesse, sono prive di qualsiasi tipo di schema mentale e attaccamento e hanno una mente completamente sotto controllo.

Sarebbe come dire che per praticare Reiki davi aver raggiunto prima la Pace Interiore. È qui il punto, che probabilmente fece riflettere Usui: se il manifesto programmatico della disciplina Usui Reiki Ryoho parla di una disciplina utile al raggiungimento della Felicità, è evidente che chi ha intenzione di praticarla non ha già raggiunto la Felicità, ma è solo consapevole dell’obiettivo. 

Capisci bene che a quel punto puoi essere efficace con Reiki solo se sei come Usui!

Probabilmente dunque Usui si accorse di questo, e delegò ad Hayashi la semplificazione della disciplina introducendo per esempio le posizioni dei trattamenti e le sequenze (kata) che permettono, introducendo elementi più tecnici, di colmare il divario energetico quando la mente è un po’ meno sotto controllo. È molto probabile che anche gli shirushi (quelli che in occidente comunemente chiamiamo simboli), siano stati introdotti proprio per semplificare le cose.

Le tecniche di Hayashi permettono dunque di essere maggiormente efficaci anche se non abbiamo ancora raggiunto la Pace Interiore. In questa maniera la disciplina di Reiki può essere praticata da chiunque, è sufficiente impegnarsi con costanza nell’esecuzione delle tecniche per cominciare ad ottenere dei risultati concreti. 

In altre parole, il lavoro di Hayashi che introdusse quelli che noi chiamiamo “trattamenti” o  tecniche, permette di essere maggiormente efficaci anche se non siamo Usui!

E così Reiki può essere praticato con grande efficacia anche da chi ha appena cominciato. Reiki può dare grandi benefici anche alle persone che non hanno alle spalle anni di pratiche spirituali di crescita personale.
E questo secondo me è un gran vantaggio, ed è un altro dei meriti che a mio parere deve essere attribuito al lavoro di Hayashi e anche direi al lavoro della signora Takata che traghettò  in Occidente molte delle tecniche messe a punto dal suo illustre maestro. 

Tuttavia non va dimenticato che la disciplina rimodellata da Hayashi è solo una semplificazione utile per ottenere dei risultati concreti da subito. Ma non è un punto di arrivo.
È un passaggio tecnico fondamentale per permettere a chiunque di ottenere subito dei benefici da questa efficace ed entusiasmante disciplina. 

L'Autore

Federico Scotti

Facebook

Insegnante e terapeuta Reiki, autore di libri sul Reiki, facilitatore Mindfulness

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *