Reiki e Chakra: un approfondimento antropologico

Federico ScottiRisorse ReikiLascia un commento

reiki e chakra

L’abbinamento tra Reiki e teoria dei chakra è oggi così comune e diffuso da sembrare un elemento costitutivo e fondante la pratica di questa disciplina. È molto difficile infatti che un praticante Reiki non parli di riequilibrare i 7 chakra attraverso Reiki oppure non faccia riferimento o abbia sentito parlare di individuazione degli squilibri energetici nei 7 chakra principali.

Insomma, il legame tra disciplina Reiki e chakra appare molto solido ed è efficacemente introdotto nella maggior parte delle pratiche Reiki.

Quello di Reiki e chakra è un esempio molto interessante del fenomeno che alcuni antropologi definiscono di transculturalizzazione[1]. Con questo termine si descrivono in maniera molto efficace le modalità attraverso le quali le interazioni tra culture di popoli differenti generino trasformazioni e modifiche nelle relative pratiche culturali.

Facendo un esempio pratico: la cultura del popolo A viene in contatto con quella del popolo B. Il risultato è una trasformazione delle reciproche pratiche in un movimento di integrazione e di assorbimento di ciò che è estraneo all’interno di un contesto già noto.

In altre parole, si assorbono gli elementi nuovi ed estranei provenienti da un’altra cultura REINTERPRETANDOLI all’interno del proprio rassicurante contesto socio-culturale.

Il risultato di questa operazione è un’ibridazione del nuovo nel vecchio che produce a sua volta qualcosa di originale e nuovo. La transculturalizzazione è un processo quindi molto creativo.

La transculturalizzazione nel Reiki

Il fenomeno della transculturalizzazione è osservabile nel Reiki quando parliamo chakra.

Ma prima di parlare di Reiki e chakra occorre sottolineare che anche l’attuale (e consolidata) teoria dei chakra (7 chakra principali correlati ad altrettanti colori che vanno dal rosso del primo chakra al violetto del settimo chakra) è il prodotto del fenomeno di transculturalizzazione.

Nei testi antichi indiani non c’è accenno a questa teoria, che è invece stata descritta e sistematizzata per la prima volta nel 1927 dal teosofo inglese Charles Leadbeater nei libro The Chakras. Questo libro è disponibile anche in italiano qui.

L’influenza di questo autore e dei suoi scritti sugli ambienti esoterici anglosassoni prima e sul territorio indiano poi (l’India a quell’epoca era una colonia britannica) fu enorme a tal punto da generare il già citato fenomeno di transculturalizzazione.

In poco tempo gli indiani assorbono dall’occidente teosofico ed esoterico questa teoria e la innestano all’interno della loro tradizione culturale in maniera così forte che la maggior parte degli indiani al giorno d’oggi crede che questa teoria sia vecchia di millenni.

In particolar modo gli indiani assorbono, oltre alla correlazione tra i 7 chakra e i colori, anche l’idea che i chakra debbano essere riequilibrati. Il concetto di riequilibrio di un chakra non fa parte della tradizione strettamente indiana ma è invece il prodotto della transculturalizzazione dovuta all’influenza del pensiero teosofico ed esoterico occidentale sull’India.

L’India dunque rielabora e trasforma la sua idea originaria dei chakra attraverso l’influenza e la mediazione del pensiero occidentale e la innesta all’interno della sua specifica tradizione.

Questa nuova teoria dei chakra diventa dunque per gli indiani LA TEORIA dei chakra, come se fosse qualcosa di totalmente prodotto all’interno di quel contesto culturale.

In questo contesto l’India incontra Reiki nel 1989. In accordo con le ricerche dello studioso Justin Stein, appare molto probabile che Reiki sia arrivato in India nel 1989 ad opera della psicologa americana Paula Horan. L’accoglienza di Reiki da parte degli indiani fu subito entusiastica e da quel momento questa pratica si diffuse in maniera molto rapida in tutta l’India dando avvio al processo di transculturalizzazione.

La pratica del Reiki viene infatti assorbita e innestata dagli indiani all’interno dell’ormai per loro famigliare contesto della teoria dei 7 chakra (anch’essa prodotto della transculturalizzazione), dei colori e del loro riequilibrio, producendo il binomio che anche noi conosciamo di Reiki e chakra.

L’India rielabora infatti la disciplina Reiki in chiave chakra ma a sua volta influenza l’occidente in un movimento di ritorno di transculturalizzazione.

L’occidente accoglie la trasformazione della pratica del Reiki in chiave di riequilibrio dei chakra e teoria dei colori e la fa propria all’interno della disciplina in modo così forte da sembrarne un elemento strutturale. Sembra infatti che i chakra e Reiki siano naturalmente abbinati fin dall’inizio.

Per l’occidentale che pratica Reiki appare quindi del tutto naturale parlare di riequilibrio dei chakra e di individuazione degli squilibri nei chakra (chakra bloccati) dando per scontato sia che i chakra, così come li conosciamo, facciano parte di una teoria antichissima, sia che questi centri energetici siano da riferirsi a Reiki fin dalle sue origini.

[1] Fernando Ortiz, Cuban Counterpoint: Tobacco and Sugar (Durham: Duke University Press, 1995)

L'Autore

Federico Scotti

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Insegnante e terapeuta Reiki, autore di libri sul Reiki, facilitatore Mindfulness

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