Reiki, terapie alternative e medicina ufficiale

Federico ScottiRisorse Reiki8 Commenti

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Sommario

Sempre più spesso mi trovo ad osservare le posizioni e le opinioni a proposito dell’efficacia delle così dette terapie alternative e in particolare della terapia Energetica con Reiki. Ciò che sempre più di frequente vedo è la tendenza ad estremizzare. Sembra che nella nostra epoca sia in atto una guerra, senza esclusione di colpi, tra i sostenitori delle terapie alternative e i partigiani della medicina ufficialeE in questa guerra senza quartiere che si svolge in TV, in radio e sui social network mi sembra che per ora ci sia un’unica vittima: il buon senso.

Sembra che, per qualche strana ragione, quando si tratta di argomentare a proposito delle terapie alternative, o si è SOLO a favore, o si è SOLO contro. Non importa di quale terapia si stia parlando, non importa i casi reali di cronaca di cui si sta discutendo, l’opinione che si è precedentemente creata si rafforza a tal punto da diventare DOGMA.

C’è chi quindi dice di stare lontani dalle terapie alternative perché compromettono la salute o sono invenzioni completamente prive di efficacia, e chi invece sostiene che la medicina ufficiale sia il male assoluto, sia il braccio armato delle multinazionali dei farmaci che hanno come unico obiettivo la malattia (e non la salute) delle persone.

Ma quindi a chi credere? Dove sta la Verità? In altre parole: per quale dei due schieramenti dovremmo fare il tifo? Quali argomentazioni sono più convincenti?

In questo articolo vorrei darti la mia opinione a proposito di questa spinosa questione, che ultimamente sta prendendo davvero una brutta piega, anche con risvolti di cronaca e legali particolarmente preoccupanti.

La magia della statistica

Provengo da una famiglia di medici, padre e nonno entrambi radiologi: fin da piccolo ascoltavo affascinato le discussioni a proposito delle diagnosi, delle terapie, delle incertezze legate alla guarigione o alle soddisfazioni legate ai successi di pazienti guariti anche da mali che lasciavano poche speranze. Insomma, durante tutta la mia infanzia e la mia giovinezza ho praticamente respirato sempre medicina ufficiale! Ancora oggi, i miei amici spesso si rivolgono a me quando hanno qualche malessere perché, a loro detta, sono mezzo medico, come se quell’aria che ho respirato da giovane mi avesse conferito una laurea honoris causa in medicina!

A parte gli scherzi, il lascito più grande di un’infanzia passata a stretto contatto con i medici e la medicina ufficiale è stato sicuramente questo: la consapevolezza che la medicina ufficiale è statistica!
Che cosa significa questo? Beh, parecchie cose. Innanzi tutto che la medicina ufficiale non è una scienza esatta, ma che si muove sull’esperienza, sulla sperimentazione, su prove ed errori e da qui fa emergere delle statistiche. Le statistiche sono infatti il più importante strumento che i medici hanno a disposizione, sia quando fanno diagnosi, sia quando prescrivono cure.

Senza statistiche la medicina non sarebbe assolutamente in grado di prendere decisioni a proposito della salute delle persone.

Nota bene: dalla statistica emergono delle probabilità, non delle certezze! Ma, per qualche ragione, la mente umana sembra dimenticarsi della base probabilistica della medicina ufficiale e tende a leggere (forse per bisogno di sicurezza): PROBABILITÀ = CERTEZZA

In alcuni casi la probabilità è così alta da lasciare pochi margini all’incertezza. Tuttavia, anche con un margine di incertezza dell’1%, siamo sempre di fronte a un calcolo di probabilità. Quindi nulla è certo, nulla è ASSOLUTAMENTE VERO.

La magia che la statistica opera sulla mente umana è sorprendente: la mente umana tende a non considerare quasi mai quell’1%, trasformando il 99% in 100%! Ma questo accade anche quando i pesi sono differenti: a volte, se ci osserviamo bene, anche un 50% diventa 100% e così via… È il fisiologico bisogno di certezza che la mente umana ha!

Ora considera questo: quante volte nella tua vita hai assunto una pastiglia analgesica per far passare quel fastidioso mal di testa? Quante volte quella pastiglia ti ha fatto passare il mal di testa e quante volte no? Probabilmente ti ricordi di più delle volte che te lo ha fatto passare che delle volte che il mal di testa ti è rimasto tale e quale. Ma anche se ti ricordi di tutte le volte che non ti è passato difficilmente potresti affermare: La medicina ufficiale non funziona mai!

Non dici così perché la tua mente legge gli insuccessi attraverso i successi e VUOLE CREDERE in una CERTEZZA.

In qualche maniera vogliamo credere che una probabilità, anche se alta, sia comunque una certezza.

Le certezze della medicina

È molto difficile che un medico serio possa mai dire: Le garantisco la guarigione. Un medico serio si muove su base statistica e presumibilmente dirà: Ha ottime probabilità di guarigione. Il medico non ha mai certezze, ha solo probabilità. La medicina si nutre di statistiche e probabilità. Ma questo, per le ragioni dette poco fa, spesso lo dimentichiamo. Quindi la nostra mente trasforma l’affermazione ha ottime probabilità di guarigione in un più rassicurante: non si preoccupi, guarirà. 

Mi chiedo quindi, se la medicina ufficiale non porta con sé alcuna certezza, ma solo probabilità, perché a volte siamo così CERTI che sia infallibile?

Perché la nostra mente vuole sperare, vuole credere che possa esistere qualcosa che certamente impedirà il NATURALE corso degli eventi. La mente non accetta la malattia come parte integrante della vita. La considera come un’eccezione, un’anomalia che va assolutamente corretta. E cerca nella medicina ufficiale questa correzione. Ma la correzione offerta dalla medicina è semplicemente statistica, ossia, non è detto che guarirai, è solo probabile.

Ti riporto qui alcuni dati tratti da questa pagina del sito dell’A.I.R.C (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro)

  • In Italia la sopravvivenza media a cinque anni dalla diagnosi di un tumore maligno è del 55 per cento fra gli uomini e del 62 per cento fra le donne.
  • La sopravvivenza è aumentata negli anni e inoltre, a livello individuale, migliora man mano che ci si allontana dal momento della diagnosi.
  • È particolarmente elevata la sopravvivenza dopo un quinquennio in tumori frequenti come quello del seno (87 per cento) e della prostata (91 Per cento).

Sono dati che probabilmente faranno sobbalzare la nostra mente. L’A.I.R.C sta dicendo che poco più di 1 uomo su 2 sopravvive oltre i 5 anni dopo la diagnosi di tumore e poco meno di 2 donne su 3 sarà viva dopo i 5 anni.

Detto in maniera molto cruda: se ti ammali di tumore e sei un uomo, molto probabilmente tra 5 anni non ci sarai più. Fa un certo effetto vero?

E ancora: se passano 5 anni il tasso di sopravvivenza aumenta moltissimo per i tumori frequenti, ma non è CERTO al 100% che si sopravviverà alla malattia.

Ma, nonostante l’A.I.R.C ci parli di tassi di mortalità elevatissimi, quindi non ci dia alcuna certezza nelle cure mediche, la medicina ufficiale in NESSUN CASO può essere messa in discussione.

Perché? Perché è meglio avere il 55% di probabilità di vita che lo 0%! È di buon senso no?
Non sarebbe di buon senso dire invece: la medicina ufficiale certamente ti guarirà.
Se lo dicesse un medico commetterebbe un reato. Darebbe una falsa speranza al paziente. Lo illuderebbe, lo TRUFFEREBBE.

Le terapie alternative (o…meglio…complementari)

Si definiscono terapie alternative tutte quelle terapie non basate sulle ricerche e le statistiche della medicina ufficiale che si pongono appunto come rimedi alternativi a quelli medici per trattare una malattia. Dal mio punto di vista, già nella definizione di terapie alternative è già implicita un’opposizione, una contrapposizione alla medicina ufficiale.

È come dire: oggi a pranzo ti propongo le lasagne o in ALTERNATIVA il risotto alla milanese. Devi scegliere uno dei 2 piatti. E se a me piacessero sia le lasagne sia il risotto?

Negli ultimi anni, osservando i dibattiti anche molto accesi a proposito delle terapie alternative mi sono sempre chiesto: ma perché è così necessario scegliere, schierarsi da una parte o dall’altra?
Abbiamo visto prima come la medicina ufficiale non ti dia la garanzia di guarigione, tanto meno può dartela una terapia alternativa.

Chiunque (me compreso) affermasse che una terapia alternativa (Reiki ad esempio) ti garantisce la guarigione o peggio ti consigliasse di abbandonare una terapia medica per affidarti a un sistema alternativo commetterebbe un grave reato! Ti starebbe illudendo, ti starebbe TRUFFANDO, esattamente come il medico che affermasse: certamente guarirai.

Qual’è il punto quindi? Sempre il buon senso. Una terapia alternativa ti può offrire delle probabilità di guarigione (io direi delle ulteriori probabilità di guarigione) ma nessuna certezza. Esattamente come la medicina ufficiale.

A questo punto potresti dire: Eh sì ma la medicina ufficiale offre maggiori probabilità! Può darsi, ma non puoi esserne così CERTO in quanto per le terapie alternative non esistono statistiche così dettagliate come per la medicina ufficiale.

Ecco perché io penso che le terapie alternative sarebbe meglio definirle terapie complementari perché possono affiancare le terapie mediche AUMENTANDO le probabilità di guarigione.

Facciamo questa ipotesi: in base ai dati A.I.R.C. il 45% degli uomini morirà entro 5 anni dalla diagnosi di tumore. Se una terapia alternativa (o complementare) unita a quella ufficiale offrisse solo un 10% in più (ma dalla mia esperienza penso molto di più..) di probabilità di sopravvivenza non la faresti?

È meglio avere il 55% di probabilità di sopravvivere o il 65%? Buon senso…

In tutti questi anni nell’ambito della mia attività di terapeuta Reiki ho fatto Terapia Energetica con Reiki a centinaia di persone. Ho chiaramente una mia statistica. Molte persone sono guarite completamente, altre no, altre sono morte. Non per questo penso che Reiki non funziona. Sarebbe come dire che la medicina ufficiale non funziona perché il 45% degli uomini muore entro 5 anni dalla diagnosi di tumore!

In nessun caso ho consigliato di abbandonare la terapia medica ufficiale, proprio per una ragione di buon senso! Sarebbe stupido perdere le probabilità di sopravvivenza date dalla medicina ufficiale no? Stupido e non di buon senso. Oltre che chiaramente illegale…

Buon senso ed equilibrio

L’equilibrio, come diceva Buddha è nella Via di Mezzo. Gli estremi sono sempre dannosi e disarmonici. Le guerre di religione fra i sostenitori della medicina ufficiale e delle terapie alternative cesserebbero immediatamente se la mente umana facesse un passo indietro rispetto al concetto di Verità (o di CERTEZZA) e abbracciasse un po’ di più il concetto di utilità e buon senso.

Nè la medicina ufficiale nè le terapie alternative sono il male o il bene assoluto.
Male e bene sono solo forme della mente. In questo caso poi, osservando le cose attraverso il concetto di probabilità, è più facile andare oltre le rispettive prese di posizione comprendendo che ciò che è alternativo può diventare facilmente complementare.

La somma che farai tra medicina ufficiale +  terapia complementare andrà molto oltre al valore delle singole parti.

Gli opposti prima di escludersi si implicano, diceva 2.500 anni fa il filosofo greco Eraclito.

Eh si, proprio la Grecia, la culla del nostro Occidente… 🙂

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L'Autore

Federico Scotti

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Insegnante e terapeuta Reiki, autore di libri sul Reiki, facilitatore Mindfulness

8 Comments on “Reiki, terapie alternative e medicina ufficiale”

  1. Dobbiamo essere grati alla medicina ufficiale e alle terapie complementari prendendo il meglio da entrambe. Includere invece di escludere e soprattutto essere fiduciosi.

    1. Non posso che essere pienamente d’accordo con te, soprattutto per la gratitudine a cui fai riferimento. Dietro alla medicina e alle terapie complementari ci sono donne e uomini che lavorano con passione e dedizione e meritano la nostra massima gratitudine e riconoscenza.

  2. Sono sostanzialmente d’accordo Federico. Credo sia una contrapposizione che, come molte altre contrapposizioni, non abbia senso. Probabilmente molte di queste tendenze un po’ manuchee fanno leva sul nostro naturale bisogno di semplificare la nostra visione delle cose. Lo facciamo un po’ tutti e ha dei costi.
    Le 2 realta’ possono convivere benissimo. Ci sono terapie complementari che, personalmente, mi lasciano molto perplesso….ma anche certe terapie mediche! La stessa “scientificita’ ” della medicina e” piuttosto un criterio e un metodo da perseguire e viene fatto con risultati alterni. Sono in gioco intetessi anche diversi dalla salute qualche volta, e non sempre virtuosi, come sottolineavi. Credo avvenga su entrambi i “fronti”.
    Concordo pienamente che il buon senso dovrebbe guidarci a prendere il meglio dalle diverse proposte terapeutiche. Molto spesso poi vengono scoperte o ipotizzate spiegazioni anche fisiche e “scientifiche” di terapie complentari efficaci e, d’altra parte farmaci diffusi e ritenuti efficaci agiscono in base a meccanismi ancora non del tutto conosciuti dalla comunita’ scientifica. Viene in mente il titolo di un film di W Allen….”Basta che funzioni”!
    Grazie per il tuo articolo
    Roberto

    1. Grazie Roberto, sì, basta che funzioni!! Il concetto di efficacia ci può davvero portare al di là di contrapposizioni ideologiche che troppo spesso ci allontanano dal buon senso.

      Aggiungo una cosa, su cui mi ha fatto riflettere un’amica oggi dopo aver letto l’articolo: troppo spesso le così dette “terapie alternative” sono viste come l’ultima spiaggia dopo che la “medicina ufficiale” ha alzato bandiera bianca.
      Cosa succederebbe se le terapie alternative diventassero complementari alla medicina all’inizio del percorso di cura del paziente? È uno spunto di riflessione che ritengo interessante e che volentieri condivido qui.

  3. Complimenti… Mi trovo in perfetto accordo con quanto scritto… Pratico Reiki da tanti anni.. CREDO che dovrebbero sempre associare le cure tradizionali alle cure alternative..

    1. Ciao Debora, hai citato una parola chiave per me molto importante: “associare”. Associare significa aumentare (di molto) le probabilità di successo e quindi garante maggiori possibilità di guarigione alle persone.

  4. Sono un Master Reiki, la mia formazione è durata 8 anni (otto anni!), ma non mi permetto di parlare di “cura”. Farlo, vuol dire postare il fianco qualunque tipo di attacco! Ci piaccia o no, la “cura” è competenza della scienza medica! Il Reiki non è una scienza! È altro! E noi, che non abbiamo fatto un percorso medico e specifico, istituzionale, dobbiamo sforzarci di rispettare chi ha impiegato 10 anni a conseguire una laurea e poi una specializzazione!

    1. Ciao Nino, non credo che il termine cura sia di esclusiva competenza della medicina, ma riguarda tutto ciò che un essere umano può fare nei confronti di un altro. Prendersi cura di qualcuno può essere fatto chiaramente con una terapia medica, ma anche attraverso ad esempio il dare un aiuto economico o un supporto morale o anche attraverso una terapia complementare come ad esempio Reiki.
      È proprio questo modo di vedere le terapie complementari che auspico possa entrare nella quotidianità degli individui.
      Parlare invece di cura = medicina significa chiudere la porta all’integrazione. In questo modo non vai oltre i dogmatismi che come ho scritto nell’articolo hanno come unica vittima il buon senso.

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