La pratica Reiki: cos’è, come funziona e come renderla efficace

Federico ScottiRisorse Reiki2 Commenti

pratica reiki

Sommario

Durante i miei corsi di Reiki, soprattutto al primo livello, insisto particolarmente sull’importanza della pratica. La pratica Reiki è infatti l’unico aspetto veramente fondamentale di tutta la disciplina messa a punto dal maestro Mikao Usui. Obiettivo di questo articolo è approfondire gli aspetti della pratica Reiki, sviscerandone le caratteristiche e evidenziandone i vantaggi da una parte e le difficoltà dall’altra.

Che cosa significa praticare una disciplina

L’efficacia di una disciplina è direttamente proporzionale alla sua pratica. Questa frase, che può sembrare la scoperta dell’acqua calda, spesso, troppo spesso, non è abbastanza evidente a chi approccia una disciplina, qualsiasi essa sia.
Per non parlare delle discipline olistiche come Reiki, dove sembra abitudine consolidata collezionare attestati per dichiararsi esperti e competenti nella specifica materia.

Pur essendo chiaro a chiunque che seguire un corso è una cosa, conoscere e praticare una disciplina è un’altra, ogni mese il mondo si riempie di sedicenti esperti in materia con alle spalle non più di una manciata di ore di teoria e pratica.

Basti osservare per un momento i vari gruppi di Facebook dedicati a specifiche discipline (dalla meditazione al body building, passando dal crossfit fino ad arrivare al Reiki e al giardinaggio) dove novelli Maestri impartiscono lezioni sul che cosa e come si fa, non avendo vissuto di persona nemmeno un decimo dei consigli e delle sentenze (o dei giudizi) che elargiscono a piene mani.

Insomma, la sagra del principiante spacciata per assemblea plenaria di Guru!

Questa è la potenza dei social network, dove è molto facile, leggendo qualche libro, distribuire saggi consigli mettendosi sul piedistallo dell’esperto.

Ma il mondo di oggi va così, in altre sedi ho parlato spesso di consumismo spirituale, definendo così quell’abitudine, tutta occidentale, di collezionare diplomi e attestati, per poi dichiararsi esperti o cultori di un numero imprecisato di discipline.

La pratica porta conoscenza

Praticare una disciplina non è una cosa fine a se stessa. Non si diventa solo bravi in quella specifica cosa, ma si impara a conoscerla in tutti i sui aspetti, in tutte le sue sfaccettature.
Come dicevano i nostri nonni: è l’esperienza che fa l’uomo (o la donna…).

Nelle discipline spirituali è lo stesso: è la pratica che ci permette di vivere nella quotidianità quello che abbiamo appreso a livello teorico e che ci fa diventare “bravi” ed “esperti” in quello che facciamo.
Non sono i seminari, i diplomi, gli attestati che determinano il nostro essere cultori della specifica disciplina. Nè tantomeno Maestri!

Ho conosciuto insegnanti di Reiki (che comunemente conosci con l’altisonante nome di Master) che avevano fatto poco più di qualche centinaio di trattamenti nella loro vita e insegnanti di fitness che… beh lì è più facile verificare… osservi le maniglie dell’amore e ti sei già fatto un’idea no?

Il paragone tra la pratica di una disciplina spirituale (nel nostro caso la pratica Reiki) e il fitness mi piace molto, perché è semplice ed immediato.
In realtà è tutto molto semplice. Siamo noi a renderlo complicato…
Funziona così: ti piace una disciplina? bene, per diventare bravo devi praticarla. Punto. non ci sono scorciatoie che passano attraverso libri da leggere e maestri da ascoltare.
DEVI PRATICARE.

Non puoi sollevare 100kg con la tecnica del deadlift domani se hai cominciato ieri ad allenarti in palestra, devi prima passare per i 20Kg, 50, 80 e così via.
E così, anche se hai appreso perfettamente sui libri la tecnica perfetta per sollevare un bilanciere da terra con uno stacco armonico ed efficace (il deadlift appunto) è un po’ difficile che tu possa dispensare consigli (credibili) agli altri se non ti alleni quotidianamente in quella tecnica.

Come potrebbe essere altrimenti? Penso che tu non possa che essere d’accordo con me. È solo buon senso.

Pratica ciò che ami

La pratica richiede tempo, costanza, fatica, e a volte preferiremmo dedicarci ad altro.
La mente in questo senso non ci aiuta, soprattutto per  quanto riguarda la pratica delle discipline spirituali come Reiki.
La nostra mente non vuole che noi pratichiamo una disciplina spirituale. Perché la disciplina spirituale destruttura la mente, la purifica, come direbbero i buddisti.
Per questo motivo, la mente, che non vuole perdere l’egemonia, il controllo su di noi, si oppone a qualsiasi forma di pratica reiterata di una disciplina spirituale.
E la pratica Reiki non fa eccezione.

Quante volte ti sei trovato a pianificare al mattino di farti un trattamento e una bella e meditazione alla sera e, una volta giunto il momento, un qualche altro impegno impellente e improrogabile ha mandato a monte i tuoi buoni propositi?

Ora ti faccio una domanda: quale impegno può essere più importante della tua Felicità?  Perché allora spesso salti gli auto trattamenti o le meditazioni?
Sembra una cosa folle. Ma accade.

Questo tuo comportamento è da riferirsi alla mente.

La mente è pronta ad inventarsi scuse così credibili e plausibili pur di non farti praticare Reiki da farti cascare nel suo tranello ogni volta! (o quasi)

Ora ti starai chiedendo? Ma quindi?

Appunto. Quindi?
Io non ho la risposta perfetta per te, e nemmeno la regola d’oro dei 5 passi (come va di moda oggi) che improvvisamente ti farà mettere al guinzaglio la mente e ti permetterà di praticare in santa pace.

Quello che posso darti è qualche dritta che per me e per molti miei allievi è stata utile e che deriva dall’esperienza e dalla pratica (appunto) .

Se ti piace una disciplina (almeno un po’) per esempio Reiki, dai a questa disciplina una chance prima di fare il prossimo seminario di una cosa completamente diversa che ti attira.
Fermati un momento. Concedi del tempo a quella disciplina.
Mettine alla prova l’efficacia.

Insomma, se ti piace qualcosa dagli un tempo (ad esempio un anno) e prova ogni giorno a dedicare un po’ del tuo tempo (diciamo almeno 30 / 40 minuti) solo a quella cosa.

Darti un orizzonte temporale servirà in primo luogo a tenere più buona la mente che spererà che dopo un anno tu mollerai.

Intanto un anno te lo sei conquistato. Poi si vedrà!

Ti posso assicurare che se praticherai ogni giorno (o quasi) per un anno intero una disciplina che ti piace, poi sarà molto difficile che l’abbandonerai.
Potrai magari prenderti delle brevi pause da quella disciplina. ma poi ci tornerai su.
Ne avrai infatti sperimentato l’efficacia e sarai diventato piuttosto bravo a praticarla. Vorrai quindi di più da quella disciplina, vorrai ottenere risultati ancora migliori e vorrai diventare ancora più bravo.

Ha funzionato così per me, quando ho cominciato, e ho visto che ha funzionato così per moltissimi miei allievi.

Quindi mi sento di darti questo consiglio a partire dall’esperienza vissuta in prima persona.
Non è detto che questo consiglio possa essere valido per tutti, ma ha ottime probabilità di funzionare per molti.

La pratica Reiki

Arrivando più nello specifico della disciplina del Reiki Tradizionale Giapponese che insegno e pratico (non insegno e pratico nient’altro), quale potrebbe essere una buona pratica per garantirsi dei buoni risultati?

La risposta a questa domanda dipende da molte variabili e pone altre due domande che provo a riassumere qui di seguito:

  • Stai praticando altre discipline contemporaneamente?
  • Se hai risposto sì alla domanda precedente, consideri Reiki la tua disciplina principale o una disciplina secondaria?

Premetto che non ho nulla in contrario a chi riesce a praticare (bene) più discipline contemporaneamente, sono invece un po’ scettico di fronte a chi si dichiara Maestro (o insegnante) di più di una disciplina.

Se infatti un praticante ha necessità di praticare una disciplina il così detto “minimo sindacale” (così mi piace chiamarlo), per un insegnante le cose cambiano. E parecchio.
Un insegnante dovrebbe vivere la disciplina che insegna per molte più ore al giorno di un praticante, in quanto è necessario per lui per accumulare maggiore esperienza da condividere con gli allievi.

Detto questo, provo a dare delle indicazioni sulla pratica Reiki, indicazioni che considero di buon senso, perché derivate dall’esperienza come praticante e come insegnante di Reiki.

Distinguiamo innanzitutto la pratica Reiki in funzione del livello Reiki conseguito, questo è molto utile in quanto il percorso Reiki tradizionale si svolge secondo una precisa logica magistralmente strutturata dal maestro Hayashi, il miglior allievo successore di Usui (fondatore della disciplina Reiki n.d.r.).

Sono convinto infatti che adeguare la pratica Reiki al livello sia la cosa migliore da fare per abituare la mente ad una costanza nella pratica della disciplina.

Primo livello

Il primo livello Reiki rappresenta l’ingresso nel percorso spirituale, nel Do, ossia nella Via tracciata dal maestro Usui per il raggiungimento della pace interiore. Parola chiave del primo livello è Io prima. Diventa quindi importante occuparci primariamente di noi stessi, la pratica consigliata è quindi di 1 autotrattamento  (36 minuti) al giorno e di 10/15/20 minuti di meditazione quotidiana. Attraverso l’autotrattamento prenderai meglio confidenza con la terapia energetica connessa alla disciplina di Reiki.

Non è strettamente necessario fare dei trattamenti agli altri in questa fase.

Secondo livello

Il secondo livello Reiki, attraverso l’acquisizione di numerosissime tecniche specificamente orientate a lavorare su praticamente tutte le problematiche di carattere fisico / mentale / emozionale, definisce la parola chiave in Apertura agli altri.

In questo livello, unitamente a 1 autotrattamento al giorno (36 minuti) e a 15/20 minuti di meditazione, è suggerito anche fare un paio di trattamenti agli altri alla settimana. Personalmente suggerisco di fare questi trattamenti in presenza e non a distanza, o almeno di partecipare ad una serata di scambi Reiki almeno 2 o 3 volte al mese.

Terzo livello

Con il terzo livello Reiki si diventa Maestri (attenzione, un Maestro non è un insegnante. Per diventare insegnante il Reiki Tradizionale Giapponese prevede un altro livello, il quarto) completando la propria formazione energetica con il quarto simbolo e accedendo ad alcuni insegnamenti spirituali di rilievo rispetto al percorso spirituale già fatto.

Per il terzo livello prevedo oltre a 1 autotrattamento al giorno e ad almeno 40/45 minuti di meditazione anche una pratica più frequente di trattamenti agli altri in presenza: almeno 4 alla settimana. Questo per aumentare la sensibilità all’energia e allenare costantemente l’atteggiamento mentale. È molto importante partecipare settimanalmente agli incontri di scambi Reiki.

Conclusione

La pratica nel Reiki è imprescindibile e fondamentale. Senza pratica non vai da nessuna parte… Ma in qualsiasi ambito se ci pensi bene.

Quindi, se Reiki ti piace, cerca di dedicare del tempo a coltivare quotidianamente questa disciplina, magari poco tempo al giorno, ma mantieni una continuità.

Mi piace dire ai miei allievi che è assolutamente meglio mantenersi su un livello minimo di pratica Reiki per sempre, piuttosto che fare grandi prestazioni subito e abbandonare poi del tutto (o quasi) la pratica.

Non mi hai sentito parlare di trattamenti a distanza nella pratica del Reiki.

Sia chiaro, i trattamenti a distanza sono un mezzo importante. Ma non deve diventare un alibi per il praticante per sostituire i trattamenti in presenza con quelli a distanza.

Sarebbe un grosso errore secondo me. Il trattamento a distanza dovrebbe essere usato in modo sporadico ed essere un espediente eccezionale quando siamo impossibilitati al trattamento in presenza.

In tutti gli altri casi il trattamento a distanza diventa una scusa della mente per non alzarsi dal divano di casa e andare a praticare assieme agli altri!

Il contatto umano e fisico è importante, soprattutto in questo periodo storico in cui siamo iperconnessi e viviamo già la nostra quotidianità troppo immersi in universi virtuali.

Lascia perdere quindi gli scambi Reiki davanti a una webcam, sono sicuro che, anche se ora pensi il contrario, e se ci rifletti un po’, troverai sicuramente qualcuno con cui scambiare Reiki in presenza.
I praticanti Reiki sono davvero tanti.

Ci sono poi i social network, non è difficile trovare qualcuno nella nostra città che condivide la nostra stessa passione, o trovare un Centro Reiki dove si svolgono settimanalmente gli scambi Reiki.

Buona pratica (in presenza) quindi!

Video di approfondimento

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L'Autore

Federico Scotti

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Insegnante e terapeuta Reiki, autore di libri sul Reiki, facilitatore Mindfulness

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